“Ahahahaha scherzi, vero? E io che c’ero quasi cascato. Simpatica come sempre, mother”
“Ho la faccia di una che scherza?”
“Dai, su. Il gioco è bello quando dura poco. Ora basta che son cose drammatiche, queste”
“Vieni con me, ti mostro il calendario”
“Non ci credo”
“Ma secondo te, perché la piccola sta appiccicando etichette col nome pure sul gatto e la mezzana è incatenata alla sedia della scrivania per studiare geografia?”
“Non dirlo, fa troppo male”
“Devo”
Il primogenito è seduto, oramai da ore, catatonico e con lo sguardo perso nel vuoto. Senza più le energie nemmeno per spostare il ciuffo dagli occhi, figuriamoci per preparare uno zaino. Sul suo giovane volto si alternano espressioni di puro terrore ad altre di assoluta e inesorabile rassegnazione.
Eh no, non ci sono parole belle per dirlo.
Martedì ricomincia la scuola.