Un viaggio né lungo né corto, allietato da panorami incantati e funestato dalla colonna sonora imposta dal figlio primogenito, “bella io ti conosco, tu fumi cannella”,”scusate per il disagio (mentale)”, “compravo i libri al Libraccio, adesso cerco un riscatto”
Una mezzana pronta per la parte da protagonista del remake de “alla ricerca dell’arca”, per l’occasione rivisitato in “alla ricerca del wi-fi” che cerca di mostrarsi interessata quel tanto che basta a non farsi sequestrare il cellulare “guarda amore, che montagna maestosa!” “Eh? Uh, bella” “guarda amore, che torrente! Che bel colore l’acqua” “Eh? Uh, bello” “Guarda amore, gli unicorni!” “Eh? Uh, belli”
Un forte arroccato su un cucuzzolo, con tanta storia dentro e fuori, tra prigioni segrete dove mediti segretamente di lasciare il figlio maggiore e la vastità del cielo che tutto fa sembrare possibile.
E poi lei, il concentrato del mio amore in maglietta e calzoncini, coi nodi nei capelli e le scarpe allacciate, il sorriso di sempre e gli occhi lucidi.
Che ci guida per il campeggio padrona della situazione “mami, questa è la mia tenda, questo il mio letto col sacco a pelo, qui teniamo le mutande sporche quindi passiamo oltre”.
Che ti sembra più grande anche se è partita da sette giorni, ma tu non sei mai stata lontana da lei così tanto quindi tutto è possibile.
Che tentenna e si intristisce al momento dei saluti, davanti a una mamma dagli occhi lucidi che si riempie la bocca di autonomia e il cuore di nostalgia.
Forse crescere è salutare, sapendo di rincontrarsi.