In corridoio, con la cesta dei panni puliti in bilico sotto un braccio e lo zaino di ginnastica da mettere in ordine. Giungo davanti a una porta socchiusa cercando di aprirla col gomito. Mi fermo in ascolto, per meglio dire, origlio, gongolando per quello che sento.
“Hai visto che brava?”
“Davvero. Sa sempre le cose giuste da dire”
“Ha sempre buone idee”
“E poi è dolce ma ferma. Dà le regole ma è capace anche di capire i bambini”
“E poi ha tanta pazienza! Non si arrabbia mai”
“Beh, è un’educatrice”
“Ed è anche bella, con quel sorriso”
“E quei capelli lunghi”
“Vero piccola, Tata Adriana è proprio la migliore”
Le sorelle hanno scoperto su YouTube le vecchie puntate di SOS Tata.
Le seguono con attenzione, ascoltano i consigli educativi e discutono di buone prassi pedagogiche, come mettere in castigo Marietto di tre anni sulla sedia della riflessione perché ha cercato di incendiare il gatto dalla nonna. Con metodo scientifico confrontano la vita nella loro casa con quella delle famiglie esaurite e urlanti che popolano il programma, arrivando alla conclusione che sì, loro sono proprio delle brave bambine.
Peccato solo non avere per mamma la tata.