Guglielmo ti ha invitato a iscriverti al suo gruppo chiuso di amanti della cicoria saltata in padella, ma è un invito strano visto che poi ti trovi comunque iscritto. È un po’ come chiedere a qualcuno di venire a cena da te e apparecchiare per lui anche se dice no.
Il tuo amico Antonino ha pensato potesse piacerti la sua pagina di poesie composte in prima elementare, e il tuo like compare nella sua bella paginetta, tra il suo faccione sorridente e l’ode al rododendro.
Stephanie ha condiviso un evento in cui ci sei anche tu. La sua iperbolica festa di compleanno alla discoteca La Pantera. Peccato che tu non abbia idea di chi sia Stephanie e alla discoteca La Pantera non ci andresti neanche morta.
Aurelio, con una costanza che ha del miracoloso, ti scrive ogni mattina in privato “Kaffè?”
E tu non solo non vuoi conoscere Aurelio, ma auspichi pene corporali per chi utilizza le kappa in parole che non siano kebab, koala e kiwi.
Franco ti ha iscritta al gruppo ragazze gnocche e lì non ti lamenti perché quando mai ti ricapita di essere chiamata ragazza.
Samantha ha detto che era con te e altre centodieci persone all’evento “dimagrisci dieci chili in dieci giorni”. Peccato, averlo saputo prima sarei andata volentieri.
Facebook è un paese strano, dove si parla senza sapere, si condivide senza conoscersi, si fa senza avere il permesso.
E se ti piace, mi raccomando, scrivi amen e condividi.