In ordine sparso e sparpagliato.
Il figlio maggiore che da bravo mago ora c’è e un attimo dopo non c’è più perché è al campetto, in palestra, con gli amici, con le carte, il cellulare, il vicino, i video, i pensieri.
La mezzana che gioca a pallavolo ininterrottamente, tra un campionato e una coppa, in palazzetti sconosciuti mai più vicini di venti chilometri da casa, come se non ci fosse un domani. Che è proprio quello che vorrebbe non avendo studiato storia, la cui interrogazione è prevista proprio domani.
La piccola e appassionata ginnasta sempre al contrario, nel tentativo di prodursi in una verticale perfetta. Tanta tenacia e un tale accanimento non si vedevano dai tempi dell’invasione della Polonia.
Meglio starle alle larga. Bene che ti vada passandole accanto prenderai un piede sulla faccia, male tutta la sua frustrazione per non esserci riuscita.
Io che impasto la pizza senza saperlo fare e che mi sento dire “brava mamma, dovresti partecipare a Masterchef speciale pasta in bianco” e vado in giro per tutta la mattina del primo aprile con un post it sulla schiena “prendimi a calci”. Che gioco con la piccola e la sua nuova casa delle bambole, anche se mi offre solo la parte della mamma cattiva. Che corro e incastro, che voglio leggere un libro ma non ricordo dove l’ho messo, che ho sequestrato il cellulare della mezzana dimenticando dove l’ho nascosto. E poi il luna park, gli amici e i compiti.
Quante cose stanno dentro a quarantotto ore.