“Mami, domani si torna a scuola! Che dramma!”
L’inesorabile squillo della sveglia, ogni mattina alle sei. Lo scuolabus alle sette e trenta, al freddo e buio. Il recupero a scuola il martedì e giovedì, che oltre lo zaino bisogna portare anche la cartelletta, la pianola e le scarpe da ginnastica. La pallavolo, il basket e la ginnastica tre volte a settimana per ognuno, che moltiplicato per tre fa nove accompagnamenti, se contiamo andata e ritorno fa diciotto.
Il catechismo, sempre per tre. La partita di basket del sabato, quella di pallavolo la domenica. I compiti e le operazioni, l’orientamento dopo la terza media e il tedesco, il libro da leggere e la poesia da imparare. Le divise pulite e i vestiti stirati, i biscotti per la colazione, una merenda per cartella, un cappello per ogni testa. Le liste e i post it, l’agenda e il cellulare, il presto che è tardi e la benzina alla macchina. Le vacanze sono finite, scuola e lavoro ricominciano. Sono bastati pochi giorni per disabituarci al dovere e al rigore, per abituarci ai vestiti comodi e alla lentezza. È che la comodità è infingarda, ti culla con una melodia lenta e sussurrata, finché non tocca ricominciare a muoversi al ritmo incalzante dei tamburi.
La quotidianità è una equazione complessa con più di un’incognita. Di quelle che tutti i passaggi devono funzionare, altrimenti bisogna ricominciare daccapo. Perché invertendo l’ordine dei fattori e dei bambini, il risultato cambia eccome.