“Uh, guardate bambine, siamo capitate per caso al campetto dove gioca vostro fratello. Lo andiamo a salutare, che dite?”
“Mamma, stai bene? È lì coi suoi amici, nonché compagni di squadra ovvero quanto di più vicino a un fratello ho mai avuto, come dice lui. Continua a guidare e andiamo a casa, è meglio”
“Ma solo un saluto veloce, che vuoi che sia? Potrei lasciargli i soldi della merenda…”
“Mami, loro non fanno merenda. Vanno al Mc a bere la coca”
“Va bene ma la dovrà pagare, giusto? Dai che giro qui alla rotonda, ci mettiamo un attimo solo”
“Mamma, no. Non puoi piombare lì senza un valido motivo. Alluvione, cataclisma, asteroide in rotta di collisione, nient’altro. Altrimenti è la vergogna sociale”
“Ma su, che esagerazione, sono solo la sua mamma!”
“Appunto!!”
E così siamo tornate a casa, solo noi femmine, senza salutare il primogenito che è tornato più tardi baldanzoso e sorridente. Nella mano una bottiglia di coca piena per metà, gentilmente offerta dai suoi amici. E ho ripensato a quando ero io a vergognarmi di uscire coi miei genitori. Alla voglia di libertà, il desiderio di stare in gruppo, ai pomeriggi vuoti di tutto e pieni di niente, ma allegri e necessari. Alla vertigine dell’autonomia, la giacca uguale per tutti, il lessico in comune. Alla voglia di andare, quando sai sempre di poter tornare.