Lui è sul divano rosso, una gamba piegata sotto di sé e l’altra allungata davanti. Con una mano tiene il Kindle, con l’altra accarezza pigramente il piccolo felino, che giace abbandonato e sopraffatto dai grattini sul collo.
Lei è sul suo letto, sdraiata a pancia in sotto e coi piedi dai calzettoni colorati intrecciati e dondolanti. I capelli lunghissimi raccolti in un grosso nodo instabile sulla testa. Gioca distrattamente con una decorazione natalizia mentre legge il libro assegnato per le vacanze altrettanto distrattamente.
L’ultima è al tavolo della cucina, col libro e il quaderno di matematica aperto davanti, la lingua tra le labbra per la concentrazione e lo sguardo fisso sulla mano aperta, sua personale calcolatrice. Il felino maggiore la osserva composto, seduto al suo fianco, come un precettore d’altri tempi.
Incredula e commossa sto per raccogliermi in preghiera e innalzare canti di lode, quando suona il campanello. In un attimo fanno il loro ingresso tre preadolescenti amici del primogenito, giacca alla moda d’ordinanza e skate sotto braccio. Appena dietro di loro le tre vicine-amiche delle sorelle, giubbotti colorati e orecchini scintillanti. E così, travolti da questo tsunami umano vengono abbandonati libri, compiti e operazioni. La casa si riempie di voci, risate e qualche parolaccia.
Per le preghiere c’è ancora tempo.