“Che confusione
Sarà perché tifiamo
Uno squadrone
Chi è il capitano
Urliamo forte
Per starvi più vicino
Se vinceremo
Sarà perché tifiamoooo”
Quando la sveglia suona la domenica mattina alle sette, più beffarda che insistente.
Quando il ritrovo è in un paese poco lontano, e dopo un appello veloce si parte tutti verso un palazzetto sconosciuto.
Quando devi seguire le altre macchine perché non sai assolutamente la strada, e poche cose ti mettono così ansia come star dietro a un’altra vettura. Forse solo la cassiera velocissima, la spesa che si accumula, la gente in fila e tu che non riesci nemmeno a separare i lembi di plastica del sacchetto.
Quando assisti emozionata all’esordio in campo della secondogenita, in una squadra di fanciulle altissime dove finalmente non si sente un gigante.
Quando speri e preghi che non ti abbiano portato via la macchina, abbandonata dodici strade più in là tra un marciapiede e un cancello, per non far tardare l’atleta.
Quando la piccola accompagnatrice ripete per la centesima volta “quando andiamo?”
Quando le giornate vanno così, serve un tifo da stadio.