“No. Così non ci siamo. Ma ci ha messo le mani lei, signora? Sia sincera che qui la sincerità è tutto”
“Io? Come? Le mani? Ma cosa va a pensare..e comunque pensavo che andasse tutto bene”
“E pensava male, signora mia. L’intervento è stato utile nell’immediato, ha superato lo shock ma presto o tardi i guai vengono a galla se non si risolve il problema alla radice”
“E quindi?”
“Niente. Deve passare qui la notte. Visto che i disturbi descritti si manifestano in modo particolare il mattino è necessario che sia già qui”
“Allora la devo lasciare. Subito, così, adesso?”
“Sì”
“E come torno a casa?”
“A piedi, no? Sarà una mezz’oretta al massimo. Arrivederci, ci sentiamo domattina”
La macchina di famiglia questa estate aveva avuto un piccolo cedimento, forse perché avevo incautamente lasciati accesi i fari per una notte intera. In quell’occasione furono i gentilissimi proprietari dell’agriturismo a farci ripartire. Questa volta è stato il turno di un meccanico burbero e barbuto che parla come un primario di neurochirurgia e analizza la situazione come uno stimato psichiatra. Io, poco avvezza alla neurochirurgia quanto alla psichiatria, mi sono messa nelle sue mani senza capire granché. Però l’indomani me ne sono tornata a casa con la macchina funzionante, questo è ciò che conta.
In fondo non è così importante capire sempre tutto.