“Fermo, ci siamo. Eccolo!”
“No no è qua! Lo vedo!”
“Ma si ma si! Ma dai! Questo è rarissimo!!!”
“Guarda che è il gatto”
“Ragazzi correte! C’è Moltres!”
“Sdong!”
“Che succede?”
“No niente, correvo per prendere Mew e ho preso il palo. Urca che male”
“Mamma, sposta la macchina che c’è Gyarados!”
Si aggirano così, correndo e camminando, col braccio teso e nella mano la loro appendice preferita, lo smartphone. Moderni rabdomanti setacciano cortili e strade alla ricerca del Pokemon più raro, che può essere nascosto tra i panni stesi dell’anziana e ignara vicina di casa, dietro la grande quercia del parco o nella lettiera del gatto. Un nascondino virtuale in una realtà aumentata, proprio loro che fanno fatica pure nella realtà quotidiana. Che non trovano due calzini uguali nel cassetto della biancheria ma scovano Dragonite dietro una fioriera. Che non centrano la tazza del water quando fanno la pipì ma prendono al primo colpo il leggendario Zapdos. Chissà se girando col braccio teso e i sensi allerta non si imbattano per caso anche nei compiti delle vacanze.