“Bevi il vino?”
“Glu glu.. Che spavento mi hai fatto prendere!”
“Scusa. Ma bevi il vino?”
“No, non bevo il vino. È spremuta. Arance rosse e mandarino. Ne vuoi un bicchiere anche tu?”
“No, papà dice che non devo bere il vino”
“Ma non è vino, è spremuta! E poi io sono astemia, non lo bevo mai il vino. Figuriamoci alle dieci della mattina”
“Ma il colore è quello del vino. E poi ci sono degli amici di papà che bevono il vino al bar alla mattina”
“Sì, il colore è quello del vino ma non lo è. E io al bar prendo il caffè o al massimo il cappuccino”
“Vabbè. Vado a giocare. Ti lascio bere in pace il tuo vino”
Lei ha sette anni ed è amica, compagna di giochi e merende della piccola. I codini scombinati, qualche lentiggine sul naso, una pancia di qualche taglia in più coperta da un prendisole di qualche taglia in meno, probabilmente passato da una sorella maggiore. È arrivata furtivamente in cucina alle mie spalle, silenziosa come un gatto. Ha sentenziato senza possibilità di appello che il mio bicchiere di spremuta fosse in realtà un calice di vino rosso. A nulla sono valse spiegazioni, dimostrazioni e giuramenti. È tornata a giocare con la beata convinzione che la mamma della sua amica si rifugiasse la mattina in cucina, a consolarsi con qualche bicchiere di vino.