La cartella da una parte, troppo pesante per essere tollerata sulla schiena un minuto di più. Le scarpe altrove, ognuna per la sua traiettoria. La giacca probabilmente abbandonata sulle scale.
Lui, il preadolescente, è tornato a casa.
“Mamma non puoi capire cosa è successo oggi a scuola. Non me ne faccio una ragione. Una tragedia”
“Ohibò tesoro. Che cosa è capitato? Hai una faccia”
“Ti spiego. Vedrai, sarai indignata. Allora. Cambio dell’ora. Aspettiamo la prof di francese. La solita, severissima, inflessibile e implacabile professoressa di francese. Entra il prof di musica, e dice che farà supplenza lui per quest’ora. Ecco, non immagini, sembrava la finale dei mondiali, gol decisivo. Tutti in piedi, le mani al cielo. Cori, abbracci, lacrime di gioia. Qualcuno si è inginocchiato e ha reso grazie. Lei non è mai mancata una volta capisci? Mai-una-volta”
“Bene, allora avete saltato l’ora di frances..”
“No! Ecco il dramma! Ecco la tragedia! Al culmine della felicità entra il bidello e dice al prof che ha sbagliato classe e deve andare in seconda effe. Subito dietro di lui arriva lei, pronta per fare lezione. Se ci avessero tirato una secchiata d’acqua gelida sarebbe stato meglio”
“Tutto qui? E io che mi immaginavo atti di bullismo, rivolte studentesche, che ti avessero messo vicino alla compagna che non sopporti..”
“Mother, tu non capisci. È illudersi che fa male. Respirare la possibilità di un’ora di gioia e poi affondare nella grigia quotidianità. È la speranza delusa, è il sogno spezzato, la gioia rubata. Ma possibile che non ti indigni nemmeno un po’?”
E niente, mi sa che sto invecchiando. Non sono riuscita a indignarmi nemmeno un po’.