Lui, il figlio primogenito, è amorevolmente detto lo stalker, per la sua capacità tanto di ignorarmi in casa quanto di perseguitarmi online, soprattutto quando sono al lavoro. Non avendo il cuore di bloccarlo -sono pur sempre sua madre- da tempo cerco una via per arginare
la sua logorrea tecnologica. Forse questa è la volta buona.
Di seguito la fedele trascrizione della nostra ultima (forse) chat su whatsapp.
“Mother”
“Motheer”
“Motheeer”
“Mamma! Rispondimi”
“Adesso si ragiona. Dimmi ma veloce, sto lavorando. Augurati che sia una cosa seria”
“Lo è (faccina con goccia di sudore). Qual’è la password per iTunes? Devo scaricare una canzone”
“(Faccina viola infuriata) Qual è si scrive senza l’apostrofo”
“Mamma, ti prego!!! (Più faccine con urlo). È un’emergenza! Devo scaricare un’applicazione! (Mani giunte in preghiera)”
“Avevi detto una canzone. Mi stai forse mentendo?”
“Nn sto mentendo, mi sn confuso, finiscono nello stesso modo. La password!!!!!”
“Hai finito le vocali? Guarda che non te le fanno mica pagare quelli di whatsapp”
“(Faccine che piangono, due righe) Basta mamma, che strazio! Fa niente, non ti scrivo più”
“Faccina col bacio”
Forse questa è la volta buona (e qui ci starebbero bene gli applausi)