“Ma ti sei ammattita? Ti sembrano cose da dire? Non è giusto fare i confronti fra i bambini. Sono molto delusa. Perché dici che il nuovo compagno è più bravo di noi? Non è vero! Non si mette neanche il grembiule mentre noi per due anni l’abbiamo dovuto indossare ogni giorno, a parte il martedì che c’è motoria! Ti rendi conto? Non mette il grembiule!! Ma dove caspita hai fatto la scuola di maestra?”
Strabuzza gli occhi, gesticola animatamente e alza il tono della voce, che da dolce melodia si trasforma in gracchiante sproloquio.
“Piccola, ma ti sei rivolta davvero così alla tua maestra?”
“Eh? No, certo. Però le ho pensate tutte queste parole, qui, nella mia testa”
Dice battendo forte il dito sulla fronte.
“Mamma, la piccola ha ragione a pensare questa cose. Il grembiule è una cosa seria”
“Una cosa seria? il grembiule? Ma se tua sorella non fa in tempo a scendere dallo scuolabus per lanciarlo il più lontano possibile?”
“Mamma, non capisci proprio. Il grembiule è un simbolo. E’ un’identità. E’ come il camice per il dottore, la pistola per il carabiniere, la divisa per la commessa. Dice chi sei”
“Sono senza parole. Ho una figlia filosofa”
“Ma tu non hai una divisa, mamma”
“No amore, le mamme non devono mettere le divise”
“E invece si! Ce l’hanno!”
“E quale sarebbe?”
“Le rughe, no?”
Magari mi procuro anche io un grembiule, meglio di niente.