Mezzogiorno, fuori dall’ambulatorio del veterinario, donna di corsa con un gatto nella sportina che emette suoni uditi prima solo nell’Esorcista, versione integrale. La donna parla col gatto, cercando di blandirlo con promesse di pappa e croccantini, il felino che coglie la menzogna nella voce di lei e passa le unghie sulle pareti della sua prigione come il gesso sulla lavagna o la forchetta sul piatto. Un signore elegante, dall’angolo, li osserva sorridendo. Lei incrocia lo sguardo di lui mentre si avvicina. “Posso dirle una cosa? In un’altra epoca una donna coi suoi capelli rossi che parla con un gatto nero l’avrebbero arsa viva su un rogo, lo sa?” afferma andandosene poi beffardo, lasciando gatto e donna senza parole.
Di nuovo dubbi e domande si affollano nella mia mente, di nuovo sarei grata se qualcuno provasse con me a fare luce:
1. il signore aspirante storico era forse parente prossimo dello psicopatico al supermercato?
2. Era Satana in persona?
3. Ho scritto forse in fronte o appiccicato sulla schiena “matti, venite a me?”
E meno male che oggi sono di buon umore, va.