L’anno finisce così, col primogenito appena rientrato dal torneo felice e stravolto. “lo sport è la miglior droga del mondo” afferma tronfio, e io spero che se lo ricordi anche stasera alla festa in casa del suo amico, prima occasione di capodanno outdoor.
La mezzana si prova maglioncini e magliette, anche se poi finirà per indossare la solita felpa per il cenone al sushi all you can eat dove andrà, per quanto racconta, con due sue amiche. Non è nota la presenza di maschi al loro tavolo ma chissà.
La piccola piange contro il destino cinico e baro che la condanna a essere appunto la più piccola e non poter beneficiare delle fraterne libertà.
Io lavoro, per chiudere in bellezza un anno di grandi fatiche, con l’atteso giro pizza dal kebabbaro egiziano, in compagnia di una moltitudine di adolescenti delle più svariate etnie.
Di mattina ho camminato con la piccola e per sei chilometri ho ascoltato canzoni tamarre, richieste varie, lamentazioni che neanche in un campo di cotone ai tempi degli schiavi.
Chiudo l’anno così, con un fidanzato prossimo a una nuova partenza, figli caotici e impegnativi, il gatto che vomita in salotto, una lista di cose da fare.
Insomma, chiudo l’anno come l’ho iniziato.
Grata per quello che è stato, ricca di parole per raccontare, reimparare e ringraziare.
Buon anno, buon inizio, buon cammino.