“No mamma, non la voglio la pizza. Sono a dieta”
Come? Cosa? Forse non ho capito.
Undici anni e vuole fare la dieta? Lei, alta e slanciata e con un indice di massa corporea per cui io sarei disposta a vendere l’anima al diavolo?
Ecco, ho sbagliato tutto.
Eppure mi sembrava di avere fatto un buon lavoro fin qui.
È da quando è nata che cerco di farle capire quanto conti l’essere, più che l’apparire.
È da quando ha cominciato a camminare che le ripeto quanto sia bello e importante star bene con noi stessi, nel corpo che abbiamo.
È da quando parla che le insegno a credere in se stessa e non in quello che gli altri vorrebbero.
È da quando ha l’età della ragione che riflettiamo su quanto la bellezza sia mutevole e soggettiva, su quanto si possa risplendere di una luce interiore. Che è più importante la circonferenza cranica del giro coscia, che un corpo bello è prima di tutto un corpo in salute.
Che la femminilità è fatta di una moltitudine di fattori, che non passano necessariamente attraverso una taglia quaranta, che alla prova costume si può pure arrivare impreparati.
“Mamma, stai bene?”
“Ehm…insomma”
“Guarda che stavo scherzando! Ci hai creduto?
Io prendo la solita pizza, würstel e patatine”