Steve Jobs, genio cofondatore di Apple ha lasciato, oltre a una innovativa tecnologia, scritti e pensieri. Ho preso spunto e in prestito i suoi famosi “cinque mai”, qui declinati come vademecum per sopravvivere, da genitori, alla adolescenza dei figli.
Eccoli.
“Mai darsi per vinti” L’adolescenza è una sfida, che sai già di avere perso. E’ un giro sulle montagne russe più alte con la cintura slacciata. Se il genitore è il fiammifero, l’adolescente il liquido infiammabile: basta una scintilla per scatenare un’esplosione. Il tempo ti darà ragione, se sarai così fortunato da sopravvivere, vedere i tuoi figli adulti che diventano genitori e forse una volta ti diranno “avevi proprio ragione tu”
“Mai fingere”. Loro se ne accorgono. Sono bravissimi a cogliere le crepe, intuire i tentennamenti, annusare le esitazioni e usarle per i propri interessi. Bisogna essere fermi e determinati, anche nel dubbio e la confusione più totale. Gli adolescenti vivono nel qui ed ora, nei bisogni e necessità da soddisfare, preferibilmente subito. Loro viaggiano coi kb, mentre noi stiamo ancora attaccando la presa del modem.
“Mai restare immobili” Questa è facile. Impossibile stare immobili quando sei nel vortice dell’adolescenza. Loro sono pieno di impegni, cose da fare, energie. Escono la sera, privandoti del conforto di andare a letto presto. Li aspetti alzata come una volta aspettavi che si addormentassero, senza cullarli ma controllando l’ora.
“Mai ancorarsi al passato” Rassegnati, il tuo bambino non esiste più. la meravigliosa creatura coi boccoli che profumava di borotalco, il cucciolo che andava scuola col grembiule, barcollante sotto lo zaino più grosso di lui, lo scricciolo sorridente che ti si buttava tra le braccia all’uscita dell’asilo è scomparso per sempre. Al suo posto c’è un giovane che nei tratti gli somiglia, ma che invece di ispirarti infinita tenerezza scatena i più reconditi e inconfessati istinti omicidi.
“Mai smettere di sognare”
Non è del tutto vero che il tuo piccolo bambino non c’è più. Ricorda, qualcosa. È come la memoria cellulare dell’acqua, quella affascinante teoria sulla sua presunta capacità di mantenere un ricordo delle sostanze con cui è venuta in contatto. Anche loro, i nostri bambini cresciuti, conservano ricordo degli abbracci, le fiabe lette, i pic-nic nel parco, i mille e ancora mille baci, il cu cu sette fino a non poterne più. Degli aerosol nella notte, i castelli di sabbia in spiaggia, le alzate all’alba per una partenza. Degli sguardi dietro i vetri appannati della piscina comunale, le ore perse a togliere le uova dei pidocchi dalle teste, le camminate in montagna. Le spinte in altalena che vai sempre più in alto, stare seduti insieme a studiare geografia fino a tarda sera, le lasagne ad agosto perché gli piacciono tanto.
Non è che se lo sono dimenticato, ecco. Diciamo che sono momentaneamente distratti.