Ci sono giornate così belle, così meravigliosamente perfette, così inconsapevolmente armoniose. Di benessere e grazia, aria tiepida e luce. Di pace e sorrisi.
Ci sono sicuramente, giornate così. Ma non sono le mie e soprattutto non lo sono in questo periodo.
Un periodo faticoso e poco colorato, funestato da una salute traballante e da piccoli fastidiosi eventi. Niente di grave, eh. Lagnanze e lamentazioni non fanno parte di me, mi infastidiscono negli altri e mi irritano quando sono io a prendere questa deriva.
Tutta questa nobile premessa per dire che non ho intenzione alcuna di lamentarmi, bensì di elencare in ordine sparso e in modo assolutamente oggettivo gli accadimenti della giornata: mattino, sveglia con la congiuntivite bilaterale, il cielo è scuro e non puoi presentarti con gli occhiali da sole per nascondere gli occhi gonfi; fuori piove e la sera prima hai impiegato tempo prezioso a far la piega ai capelli; il figlio grande dimentica il compito di grammatica e alle ore sei e venti del mattino ragioni di preposizioni di moto a luogo, quando l’unico luogo dove vorresti condurti è il letto; è finito il latte per la colazione e la piccola propone di cominciare la giornata con gli avanzi di pasta al ragù; le parole “antibiotico e riposo” dette dal dottore nella stessa frase, che sono un ossimoro quasi come “lasagne ipocaloriche”; un carico di lavatrici ormai fuori controllo, complice la settimana di febbre, che probabilmente condurrà la piccola alla agognata conquista dei pantaloncini corti; l’autoradio inspiegabilmente bloccata su Radio Maria per tutto il pomeriggio.
Tuttavia: la piccola ha fatto i compiti spontaneamente, senza richieste né aiuto, il grande ha sparecchiato e messo i piatti in lavastoviglie, la mezzana ha svuotato la lavatrice e preso dieci in matematica.
Il problema coi miracoli è questo: li cerchiamo guardando in alto. Quando a volte sono sotto i nostri occhi.